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Osservazioni, schizzi, resoconti, pensieri imperiodici dalla stagione del centro di promozione teatrale La Soffitta e non solo. Servizi, approfondimenti e recensioni a cura del laboratorio di critica teatrale "Lo sguardo che racconta" condotto da Massimo Marino presso la Laurea Specialistica in Discipline Teatrali dell’Università degli studi di Bologna.


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giovedì 28 febbraio 2008

Il delitto d'onore della giovane Pasqualina

DISSONORATA, di Scena Verticale

“Dissonorata”, ovvero quando la parola è materia e la materia è carne bruciata. La violenza subita da un corpo di donna e di madre in un piccolo centro dell’entroterra calabrese, dipinto abilmente da uno straordinario Saverio La Ruina. Spettacolo vincitore del premio UBU 2007…

Un flebile taglio di luce illumina una scarna seggiola al centro del disadorno palcoscenico: è qui che parole e gesti del magnetico Saverio La Ruina, nelle terrigne vesti di Pasqualina, daranno voce e corpo alla commovente e amara storia di una donna calabrese, macchiatasi del delitto peggiore: il delitto d’onore. Il testo originale, dell’autore e regista di Scena Verticale, dipinge uno spaccato di quotidiana emarginazione e sopruso, un quanto mai contemporaneo raccoglimento sulla condizione femminile: il monologo porta in scena i ricordi di una donna “dissonorata” e socialmente atrofizzata dalla sua subalternità nei confronti della figura maschile, senza la quale sembrerebbe smarrire una sua consapevole femminilità. La minuziosa caratterizzazione gestuale del personaggio è costruita con certosina maestria dall’attore calabrese, vincitore del prestigioso premio UBU 2007, il quale veste con inaspettata naturalezza i panni di una genuina Pasqualina: una donna goffamente paralizzata nel suo ruolo, mestamente composta, seduta con le ginocchia serrate, la testa china, le mani ripetutamente giunte , i piedi timidamente ciondolanti, raggomitolata nella sua condizione di “zitellona” sedotta, ingravidata e infine abbandonata.
L’immaginario popolare è arricchito dall’uso del dialetto stretto di Castrovillari, dietro al cui utilizzo si cela un complesso lavoro di teatralizzazione della lingua popolare: la musicalità della parlata, alla quale abbandonarsi senza dover necessariamente cogliere la singola parola, vaporizza nell’atmosfera una confidenziale intimità, offrendo spunti piacevolmente ironici e sottili.
Le musiche composte ed eseguite dal vivo da Gianfranco De Franco, e in particolare il minuto gong, cadenzano la ritmicità della narrazione, enfatizzando i climax emotivi; “i fiati danno respiro allo spettacolo…sono emotivamente giusti”, come spiega Saverio, accompagnando l’animo leggero della protagonista.
Un monologo drammatico, coinvolgente ed emozionante per la sua immediatezza tematica, narrato da una forte presenza scenica che catalizza, e soprattutto conserva nel suo sviluppo, l’attenzione dello spettatore.

Irene DI Chiaro

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