Ogni testo teatrale è realizzabile su di un palcoscenico con attori, regia e quant’altro di tradizionale siamo abituati a vedere, ma può anche essere fonte d’ispirazione per un percorso al suo interno che può portare a esiti performativi differenti da quelli abituali.
Nell’anno accademico 77-78 Giuliano Scabia realizzò durante il corso di drammaturgia, un viaggio non comune di scoperta e reinvenzione del testo del drammaturgo tedesco Büchner Leonce e Lena. L’impostazione del lavoro consisteva nel giocare con il testo e guardarlo da vari punti di vista per concludere, non con una messa in scena, ma con una messa in gioco. Il tema ludico chiude la drammaturgia büchneriana: infatti Leonce si rivolge alla sua sposa parlando di giocattoli che escono dalle sue tasche; il divertimento, l’ozio e il dolce far nulla sono i temi principali dell’opera. Scabia, fin da subito, li evidenzia agli occhi dei ragazzi e per trasmettere loro la dimensione itinerante svolge le sue lezioni girando per Bologna sia in spazi aperti, quali colline, piazze, cortili e strade cittadine, sia al chiuso: come teatrino e aule universitarie. Il testo diventa così, durante questo viaggio, fonte d’ispirazione per altre attività artistiche: la fotografia, il disegno, la scrittura e la danza. I partecipanti vengono resi consapevoli di quanto sia necessario non fermarsi alla prima interpretazione di un testo, ma penetrare sulle molteplici intenzioni dell’autore, immedesimandosi ed anche scontrandosi, se necessario con i personaggi. Il testo così diventa un pretesto, una traccia, una città da esplorare e una miniera da scavare. Scabia non è stato un docente in cattedra, in questa esperienza, ma ha lavorato sullo stesso piano dei ragazzi, discutendo e rendendosi loro compagno.
“Dire Fare Baciare Lettera Testamento” è la formula scelta da Scabia stesso, che titola l’esperienza e riassume bene il filo conduttore della versione di Leonce: recitare è giocare.
Il Leonce buchneriano alla fine è stato superato facendo nascere nuovi testi: uno basato sulle foto degli incontri e uno vissuto nei balli e nella festa che hanno concluso il corso di drammaturgia.
Sami Karbik
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