Chi siamo

Osservazioni, schizzi, resoconti, pensieri imperiodici dalla stagione del centro di promozione teatrale La Soffitta e non solo. Servizi, approfondimenti e recensioni a cura del laboratorio di critica teatrale "Lo sguardo che racconta" condotto da Massimo Marino presso la Laurea Specialistica in Discipline Teatrali dell’Università degli studi di Bologna.


Direttore: Massimo Marino

Caporedattore: Serena Terranova

Redattori: Beatrice Bellini, Lorenzo Donati, Alice Fumagalli, Francesca Giuliani, Maria Cristina Sarò

Web designer: Elisa Cuciniello

Segreteria organizzativa: Valeria Bernini, Tomas Kutinjac

Hanno scritto: Valentina Arena, Stefania Baldizzone, Valeria Bernini, Elena Bruni, Alessandra Consonni, Alessandra Coretti, Elisa Cuciniello, Irene Di Chiaro, Serena Facioni, Antonio Guerrera, Sami Karbik, Tomas Kutinjač, Roberta Larosa, Nicoletta Lupia, Valentina Miceli, Paola Stella Minni, Andrea Nao, Saula Nardinocchi, Vincenzo Picone, Giusy Ripoli, Maria Pina Sestili, Giulia Tonucci

ATTENZIONE

Questo blog è realizzato dal laboratorio in completa autonomia dal Dipartimento di Musica e Spettacolo dell’Università di Bologna.




mercoledì 27 febbraio 2008

Marco De Marinis

Tra teoria e pratica: vent’anni di un’officina teatrale

Una chiacchierata con il professor Marco De Marinis, responsabile scientifico del centro teatrale “La Soffitta”, che quest’anno festeggia vent’anni di attività, sui suoi progetti, sul cambiamento degli studenti negli ultimi dieci anni.

In vent’anni di attività, quali sono stati i momenti più significativi della “Soffitta”?
Quando La Soffitta è stata inaugurata, io ero ancora pendolare. Parliamo del 1988. In quegli anni una congrua collaborazione ci è stata fornita da Fabrizio Cruciani, grande storico del teatro prematuramente scomparso, dal critico letterario e poeta Alfredo Giuliani, dal drammaturgo e regista Giuliano Scabia, che proprio l’anno scorso ha lasciato i ruoli universitari, dopo trentatrè anni di insegnamento ininterrotto, da Franco Ruffini, Claudio Meldolesi, uno dei maggiori storici del teatro italiani, Eugenia Casini Ropa, benemerita pioniera dell’introduzione delle discipline della danza all’università, Renato Carpentieri - ora attore famoso - il quale tra l’altro scrisse un testo sul grande attore teatrale dell’Ottocento Gustavo Modena. Negli anni La Soffitta è cosi divenuta una struttura rilevante e riconosciuta all’interno della vita culturale universitaria e cittadina, mantenendo un lavoro creativo costante nel tempo. Negli angusti spazi di Via D’Azeglio 45, concessi dalla provincia di Bologna, durante la settimana erano tenute le lezioni mentre il venerdì si allestivano gli spettacoli, una vera ‘officina teatrale’.
Le cose cambiarono quando lo spazio di via D’Azeglio fu dichiarato inagibile, a causa dei problemi di statica dell’edificio nel 1996. Seguirono anni di nomadismo, non avendo allora La Soffitta un reale “spazio” come attività correlata alla vita della città, ma grazie all’intuito di Lamberto Trezzini e Cristina Valenti si cercò la collaborazione degli altri teatri bolognesi.
Il ridursi ulteriore delle risorse ed il ripensamento di una propria identità, portò La Soffitta ad operare scelte sempre più precise, a formulare un cartellone decisamente innovativo rispetto a quello degli altri teatri: decidemmo di interagire attivamente, a tu per tu, con gli artisti, con i registi più in voga, con gli autori sottolineando vivamente la dimensione progettuale. Siamo nella seconda metà degli anni ’90. La Soffitta era lo strumento attraverso il quale il DAMS poteva dimostrare tutte le sue qualità, e lo faceva decidendo di investire sui giovani. Si puntò su progetti che mettevano al centro del lavoro il corpo come mezzo per arrivare al sé.
La Soffitta si è affermata come uno dei centri teatrali più importanti della regione Emilia Romagna, divenendo un osservatorio critico permanente sui nuovi linguaggi della scena teatrale, musicale e cinematografica.
Non dobbiamo mai dimenticare che la Soffitta non è un centro teatrale qualsiasi ma una realtà universitaria: ciò vuol dire che essa deve istituzionalmente prefiggersi obiettivi che siano innanzitutto coerenti con la sua identità universitaria: in primo luogo compiti didattico scientifici di divulgazione e diffusione della cultura teatrale, cinematografica e musicale, soprattutto nelle sue espressioni più rigorose, innovative e, magari, meno note. Si tratta di compiti che noi assumiamo (certamente non da oggi) in primo luogo nei confronti dei nostri referenti naturali, gli studenti, ma anche verso l’intera comunità cittadina e, più ampiamente, verso tutti coloro che a Bologna, e fuori, siano interessati a incontri significativi con esperienze artistiche e culturali di qualità nei campi del teatro, della musica, del cinema. La Soffitta si compone prevalentemente di progetti a basso costo ma ad alta intensità artistico-culturale e tuttavia non privi di un sicuro appeal spettacolare.

Cosa è cambiato da quando il dipartimento si è trasferito in via Azzo Gardino?
L’acquisizione degli spazi in via Azzo Gardino è avvenuta nel 2002, dopo un bel lavoro di restauro. Sicuramente il fatto che possediamo un solo spazio per i vari e numerosi laboratori ci mette di fronte a una certa difficoltà: basti pensare che prima le stanze per i laboratori erano ben tre, due in via Barberia e uno in via D’Azzeglio.
Abbiamo comunque vinto la battaglia per i finanziamenti; da pochi mesi, infatti, l’Ateneo ci fornisce un budget indispensabile ai costi di gestione dei laboratori.

L’Università fa tesoro delle attività portate avanti dal centro?
Da quando il DAMS apparve, molti erano fortemente scettici sulla sua utilità; gli studenti del DAMS erano i ‘fricchettoni’ dell’Università. Fortunatamente questa non è stata la reazione del Rettorato (sia con il Rettore Fabio Roversi Monaco, sia con l’attuale rettore Pier Ugo Calzolari, i quali sono sempre stati sensibili e vicini alle varie problematiche del mondo del DAMS). La programmazione di quest’anno costituisce ancora una volta una testimonianza della vocazione del Centro e del Dipartimento di presentare programmi che si svolgono nel solco della contemporaneità e di contributi costanti in direzione dell’ ‘altra scena’. Il nostro programma ne è una attestazione indubbia proprio nell’intreccio, all’interno di molti dei progetti presentati, fra cinema, teatro, multimedialità e persino nell’offerta musicale.

Il progetto Interscenario, momento significativo nelle attività della stagione 2008, mette in relazione il centro La Soffitta con altri teatri cittadini. In che chiave si pone tale progetto nel futuro della Soffitta?
Il progetto Interscenario, nato nella metà degli anni Novanta, si avvale della collaborazione dei tre soci di Scenario presenti nel territorio bolognese: Centro La Soffitta, Compagnia del Teatro dell’Argine e Teatri di Vita, a cui si unisce la collaborazione dell’ Emilia Romagna Teatro – Teatro Testoni di Casalecchio di Reno.
Il programma 2008 comprende quattordici progetti che offrono un'ampia panoramica sul Premio Scenario, La bottega dei capelli lettura scenica per il Giorno della Memoria dalla Shoah, Scuole di teatro: la formazione dell'attore oggi. Tre esempi eretici. Poi progetti dedicati a particolari compagnie, con spettacolo e incontro con gli artisti: Teatro delle Albe; Scena verticale e Emma Dante.
Il programma teatrale si completa con altri progetti tematici: Il teatro dei libri; Per Leo De Berardinis, di nuovo; Il Teatro dei Risvegli per presentare gli ultimi due spettacoli della compagnia Gli Amici di Luca. Chiude il programma Soffitta 2008, un evento speciale per il Ventennale: Incontro con Pippo Delbono .
Vi è inoltre in programma un progetto di DANZA focalizzato sulla coppia di danzatori-coreografi Michele Abbondanza e Antonella Bertoni.
Interscenario esalta l’attitudine della Soffitta a teatro sociale. La casa dei Risvegli, ad esempio, adopera il teatro come mezzo terapeutico: sulla scena vi sono sia attori reali sia i “risvegliati”, cioè le persone con esiti di coma nei diversi stati della degenza. Altro momento importante tra le attività di quest’anno è senza dubbio la formazione dell’attore. Attraverso l’esame di tre esempi eretici: la non-scuola di Marco Martinelli del Teatro delle Albe, la Stoa della Socìetas Raffaello Sanzio e l’Officina Valdoca del Teatro Valdoca, si vogliono fornire agli studenti incontri e seminari attraverso i quali capire come si forma un vero attore di teatro.

Cosa ha appreso, in questi anni, dalla collaborazione con gli artisti?
Un grande arricchimento come studioso. Bisogna fare sicuramente una grande distinzione tra teoria e pratica, tra il critico di teatro, lo studioso e l’artista. Lo studioso non può fare a meno del rapporto diretto tra la teoria e la pratica, del rapporto diretto con gli artisti, dello ‘stare dietro le quinte’. Teatro è laboratorio pratico. È questo che arricchisce lo studioso: condividere con gli artisti di teatro la loro vita. Sono membro permanente dell’ISTA, la scuola di Eugenio Barba con cui collaboro dagli anni ’90. Da tutte queste esperienze ho portato a casa una sensibilità che mi ha aiutato molto nel mio lavoro.

Come sono cambiati i giovani negli ultimi vent’anni?
Al giorno d’oggi, c’è una decadenza di fondo nel contesto antropologico, sociale, culturale, civile, politico dell’Italia. Vi è una palese decadenza dei media televisivi e della tv-qualità: prodotti pensati solo per il consumo di massa. E’ la televisione che manda messaggi poco edificanti e culturalmente scadenti. Anche l’organizzazione universitaria è cambiata molto in seguito alla riforma, con un conseguente abbassamento dal punto di vista qualitativo per quanto riguarda le lauree triennali, e con studenti però di un buon livello culturale nella specialistica; se i docenti fossero un po’ più severi avrebbero sicuramente molte più soddisfazioni. Il mio bilancio in riferimento a quest’anno è tuttavia positivo: ho apprezzato studenti con buone qualità e più motivati da un’attitudine personale e artistica.

Antonio Guerrera e Roberta Larosa

Nessun commento: