Chi siamo

Osservazioni, schizzi, resoconti, pensieri imperiodici dalla stagione del centro di promozione teatrale La Soffitta e non solo. Servizi, approfondimenti e recensioni a cura del laboratorio di critica teatrale "Lo sguardo che racconta" condotto da Massimo Marino presso la Laurea Specialistica in Discipline Teatrali dell’Università degli studi di Bologna.


Direttore: Massimo Marino

Caporedattore: Serena Terranova

Redattori: Beatrice Bellini, Lorenzo Donati, Alice Fumagalli, Francesca Giuliani, Maria Cristina Sarò

Web designer: Elisa Cuciniello

Segreteria organizzativa: Valeria Bernini, Tomas Kutinjac

Hanno scritto: Valentina Arena, Stefania Baldizzone, Valeria Bernini, Elena Bruni, Alessandra Consonni, Alessandra Coretti, Elisa Cuciniello, Irene Di Chiaro, Serena Facioni, Antonio Guerrera, Sami Karbik, Tomas Kutinjač, Roberta Larosa, Nicoletta Lupia, Valentina Miceli, Paola Stella Minni, Andrea Nao, Saula Nardinocchi, Vincenzo Picone, Giusy Ripoli, Maria Pina Sestili, Giulia Tonucci

ATTENZIONE

Questo blog è realizzato dal laboratorio in completa autonomia dal Dipartimento di Musica e Spettacolo dell’Università di Bologna.




venerdì 7 marzo 2008

Vent'anni di Scenario

INTERVISTA A CRISTINA VALENTI
Cristina Valenti, direttore artistico dell’Associazione Scenario, racconta la storia e i “segreti” di un premio nato nel 1987 per dare spazio alle nuove generazioni e a progetti innovativi, una fucina di sperimentazione di tematiche e linguaggi scenici

Il Premio Scenario ha compiuto da poco vent’anni: dai primi albori ad oggi, cos’è cambiato?
Il Premio Scenario è nato in anni molto diversi da quelli attuali. Adesso è difficile pensare ad anni in cui l’interesse giovanile per il teatro era diventato assai poco attuale. Piuttosto, i giovani si esprimevano attraverso la musica, la videoarte. I luoghi di aggregazione e creatività giovanile erano i centri sociali, dove si andava soprattutto ad assistere a concerti. Il vastissimo movimento teatrale degli anni Settanta aveva di fatto mutato il panorama della ricerca teatrale, conquistando territori e aprendo spazi; erano appena nati i Centri teatrali e i protagonisti del nuovo teatro stavano consolidando le proprie posizioni anche sul piano della gestione e dell’organizzazione, oltre che della produzione. Inoltre il nuovo teatro stava vivendo la stagione delle “opere” dopo quella della necessità, come è stato detto. I linguaggi appena inventati stavano producendo i primi frutti maturi. La metà degli anni Ottanta va vista sicuramente come un punto di arrivo, sul piano artistico e organizzativo. E liquidare gli anni Ottanta come “buco nero” significa rimuoverne contenuti importanti. Ma, mentre consolidava i suoi assetti istituzionali e artistici, l’ondata generazionale della fine anni Settanta/inizio anni Ottanta continuava a rappresentare pienamente la parabola del nuovo, occupando in qualche modo anche l’orizzonte di attesa e di attenzione (anche da parte della critica militante). Il nuovo teatro aveva finalmente un riconoscimento e una visibilità e non si avvertiva di certo la necessità di un ricambio. Le realtà emergenti erano poche, come detto, e si affacciavano in un territorio già occupato. E – cosa più grave – di recente occupazione. Detto questo, è facile comprendere come il progetto del Premio Scenario sia nato anticipando una necessità assai poco avvertita allora. Non a caso, a promuoverlo è stato Marco Baliani, che già aveva intuito la necessità di molti passaggi fondamentali; dall’animazione al teatro ragazzi, dalla logica “movimentista” dei gruppi alla stabilità dei centri, dall’autoreferenzialità al lavoro sul territorio e alla responsabilità di raccoglierne le esigenze. Proprio questo contenuto si è sedimentato e sintetizzato in una frase, una specie di formula che continuiamo a usare in tutti i bandi del Premio Scenario, e adesso anche in quelli del Premio SCENARIOinfanzia, e alla quale non rinunciamo: laddove si dice (cito a memoria) che “avvertendo la responsabilità di un terreno teatrale, Scenario ha espresso l’impegno a coltivarlo” e l’ha fatto attraverso un progetto concreto e condiviso. Superando uno steccato che allora sembrava ancora più invalicabile di adesso, il teatro ragazzi e il teatro ricerca si sono messi insieme per promuovere i giovani artisti, individuando nel rapporto fra le generazioni il principale germe di vitalità del teatro in generale. Dai 13 soci fondatori dell’Associazione Scenario siamo passati ai 38 attuali e quindi alla presenza di Scenario su tutto il territorio nazionale, cosa che assicura un lavoro di monitoraggio articolato e capillare. Ma i fondamenti e gli obiettivi del lavoro di Scenario non sono mutati. A mutare piuttosto è stato il contesto generale. Oggi i giovani artisti non vanno certo incentivati a individuare nel teatro un possibile ambito di espressione e creatività. Le ultime due edizioni del Premio hanno raccolto fra i 300 e i 400 progetti. Piuttosto si tratta, oggi, di rispondere a una domanda molto forte da parte delle giovani generazioni di artisti; domanda di attenzione, confronto e visibilità. E in questo senso Scenario si trova certamente a svolgere anche un ruolo di supplenza, in una situazione di sostanziale e generale chiusura, per non dire latitanza, sul piano istituzionale. Un ruolo di incentivo continua ad averlo, a mio parere, per quanto riguarda SCENARIOinfanzia. È opinione generale e condivisa che il Teatro Ragazzi in Italia vive un problema di mancato ricambio generazionale, con tutto ciò che ne consegue. Di nuovo, Scenario ha voluto intervenire in questo dibattito con un gesto concreto: un nuovo premio destinato a produrre nuovi linguaggi, nuovi immaginari, nuovi modi di interpretare il rapporto col referente bambino e adolescente, stimolando giovani artisti a misurarsi su un terreno che forse non avrebbero individuato altrimenti. E i risultati ci hanno dato sicuramente ragione: almeno da questo punto di vista la nostra scommessa è stata vincente.

Cosa spinge secondo lei i giovani a partecipare a Scenario?
Negli anni, la partecipazione a Scenario si è caricata di nuove attese. Se la motivazione del confronto e dell’incontro resta forte, oggi il Premio è visto sicuramente anche come una sorta di “trampolino di lancio”. Soprattutto da quando Scenario ha premiato o ha contribuito a far conoscere alcuni degli artisti rivelatisi come più rappresentativi del giovane teatro attuale. Emma Dante in primo luogo (che ha vinto l’edizione 2001), ma anche Davide Enia, Scena Verticale, Anna Redi, Le Ariette, Francesca Proia, Gianluigi Gherzi, Habillé d’Eau, M’Arte, Berardi-Colella, e abbiamo appena visto nell’Anna Karenina di Nekrosius, il conte Vrònskij interpretato dal bravissimo Paolo Mazzarelli, che nel 2001 ha avuto una segnalazione speciale per il suo progetto dedicato a Pasolini, riconoscimento che sono sicura di poter interpretare, retrospettivamente, come fondamentale per i suoi passi successivi, fino a Nekrosius.
Personalmente, continuo a pensare, però, che la partecipazione a Scenario è importante soprattutto per il percorso che offre, al di là dei risultati. Un percorso unico, se ci si pensa: fatto di incontri importanti per un giovane artista: con operatori, registi, critici, studiosi impegnati solo ed esclusivamente a comprendere le intenzioni e le potenzialità contenute in un progetto teatrale in nuce, che cercano, con tutta la delicatezza e il rispetto del caso (cosa a cui teniamo molto), di dare suggerimenti, di correggerne certi orientamenti. Molto spesso si contribuisce a rivelare il progetto a se stesso, iniettando fiducia e invitando al rischio. Rischio che noi per primi, in molti casi, decidiamo di assumerci. A volte i risultati di tutto questo arrivano dopo Scenario. Ed è normale se ci si pensa. In genere gli artisti ce lo riconoscono. Il mondo teatrale invece non manca di sottolineare che il tal artista non è stato premiato a Scenario! Senza sapere, magari, che quando si è presentato a Scenario non era ancora l’artista che si è rivelato in seguito. E che magari proprio Scenario, pur non premiandolo, ha contribuito agli esiti successivi… Ma non vorrei cadere nell’autoincensamento…

Come si fa a capire dallo studio scenico di venti minuti come sarà lo spettacolo? Quali criteri adottano l’osservatorio e la giuria nel valutare?
Non ci sono criteri precisi e “formalizzati”. Ci sono una serie di linee di orientamento. Va detto che, a differenza di quello che si potrebbe pensare, Scenario non cerca il nuovo per il nuovo, né il giovane a tutti i costi (anche se un limite di età è indicato, ovviamente, ed è i 35 anni). L’invenzione personale dell’artista può non essere un’invenzione in assoluto, ma può essere il modo assolutamente personale di interpretare la contemporaneità o anche la tradizione del teatro. Può essere un talento artistico o drammaturgico o attorico che non deve andare sprecato. Di certo non riteniamo che la vicenda del nuovo vada intesa come una specie di staffetta, di passaggio di testimone fra una stagione artistica e la seguente. Nell’area del nuovo (e nella sua tradizione ormai cinquantennale) convivono diverse generazioni e diversi linguaggi e forme artistiche. E guai se non fosse così. L’importante è che quell’area e quella tradizione continui ad arricchirsi di nuove risorse. Ecco, noi siamo attenti alle risorse e cerchiamo, per il poco che ci è possibile, di arginare il rischio dello spreco e della disattenzione verso i giovani artisti, un rischio sempre presente in un sistema teatrale che, come un po’ tutto in questo Paese, è regolato da logiche che non premiano il merito ma piuttosto le posizioni acquisite… non importa come…
Ma come contribuire al processo artistico, poiché Scenario prima di essere un premio è un processo? Questo è il vero problema. Per il quale credo che non esistano risposte valide una volta per tutte. Posso portare un esempio. Babilonia Teatri ha partecipato al Premio SCENARIOinfanzia nel 2006. Dopo la presentazione del loro lavoro, a proposito di una soluzione che avevano adottato, ricordo che ci hanno detto: “in realtà noi avremmo voluto fare…”. Ecco, noi abbiamo detto loro “fatelo!”. Scenario è il luogo in cui spingere fino in fondo le proprie intenzioni, senza timori (in quel caso) verso il pubblico degli insegnanti o dei genitori o quant’altro! Ci troviamo spesso a dire questa cosa: seguite fino in fondo la vostra idea! Beh, Babilonia Teatri è il vincitore del Premio Scenario 2007 con Made in Italy, uno dei risultati più alti di Scenario, a mio parere. Ma tutta la Generazione Scenario 2007, presente all’interno del progetto Interscenario, potrei dire che rappresenta questo orientamento: sia Pathosformel con La timidezza delle ossa sia Teatri alchemici con Desideranza hanno portato avanti fino in fondo le loro visioni e le loro direzioni di lavoro, assai diverse da uno spettacolo all’altro, a dimostrazione del fatto che Scenario non cerca nulla, e forse proprio per questo trova…

Quali sono le tematiche che vengono affrontate più spesso? Qual è l’età media dei partecipanti e da quali zone d’Italia provengono?
A ogni edizione del premio si affacciano tematiche nuove, legate alla sensibilità dei giovani rispetto a quanto avviene nel mondo che li circonda. In termini molto generali potrei dire che i giovani dimostrano di cercare anche attraverso il teatro gli strumenti per leggere un mondo che sempre più appare virtualmente a portata di mano, ma di fatto precluso alla loro comprensione e alla loro possibilità di intervenirvi realmente. Ma non è detto che i temi maggiormente attuali appartengano ai progetti destinati ad arrivare in finale. La difficoltà di coniugare teatro e presente nasce con la crisi del dramma moderno e riguarda tutta la sperimentazione dell’epoca postdrammatica! E Scenario non può certo fare eccezione! Ma quello che mi preme dire soprattutto è che Scenario ci fa avvicinare una popolazione giovanile del tutto estranea a quella che ci viene rappresentata dai setting televisivi e mediatici. Giovani impegnati nei territori, nelle scuole e nel volontariato, che nel teatro sperimentano personali modi di aggregazione, partecipazione, conoscenza, oltre che di espressione e ricerca artistica.
Per quanto riguarda età e provenienza, Scenario riflette il Paese anche da questo punto di vista: i cosiddetti “giovani” oggi hanno 30 anni, e il sud è più povero del nord (almeno numericamente).

Come si promuovono gli spettacoli dopo il Premio?
Abbiamo sempre detto che Scenario non si occupa di promuovere né di distribuire gli spettacoli dopo il Premio. Dopo il Premio ci occupiamo di quello successivo. Ma Scenario è formato da 38 soci, imprese teatrali dell’ambito dell’innovazione, e sta ai soci, nella piena autonomia delle rispettive linee di programmazione, prestare attenzione agli spettacoli usciti da Scenario. Ma dire questo significa semplicemente richiamare l’impegno dei soci verso il progetto che condividono. Più importante sarebbe parlare del teatro italiano nel suo complesso, al quale Scenario presenta gli spettacoli vincitori e segnalati dopo ogni edizione del Premio, organizzandone le prime rappresentazioni in piazze significative d’Italia: investendo moltissimo (per le nostre scarsissime risorse) in promozione e ufficio stampa, con risultati assai scarsi rispetto alla presenza della critica e degli operatori extra-scenario (fatte le dovute eccezioni, ovviamente). Eppure di Scenario tutti parlano e a Scenario sempre più si riconosce un ruolo o si chiede di avere un ruolo. Bè, io credo che, da parte nostra, il nostro ruolo lo svolgiamo in fondo…
Alessandra Consonni

Nessun commento: