Fasulli naturalisti, precettori corrotti e leziose fanciulle in un affresco satirico sulla quotidiana vendita delle anime
Un portiere in livrea che sbandiera e distribuisce casualmente fogli bianchi nella penombra della sala. Un pubblico titubante davanti al gesto. Un progressivo alzarsi di braccia per ricevere il misterioso comunicato. Si apre così lo spettacolo che le Albe portano in scena all’Arena del Sole di Bologna. Una storia sul Male che, con una doppia trama, parla anche della sua costante presenza nella Storia. Che ci troviamo in un castello ottocentesco, al cospetto di fasulli medici naturalisti, di precettori corrotti e di leziose fanciulle, oppure in un’attualissima convention aziendale della Leben, di fronte a una Ermanna Montanari, relatrice crudele e dispotica, il risultato non cambia: il Male è sempre presente. Quando i medici naturalisti vendono al portiere-diavolo le loro amate, quando la relatrice sul podio decanta i vantaggi economici che derivano dall’aprire un bordello in Thailandia, mostrando ragazze in valigia trascinate da facchini a volto coperto, le distanze temporali svaniscono, e il Male della Storia resta. Ponte tra le situazioni, il diavolo-portiere, figlio di suggestioni shakespeariane. Il coro delle ragazze che si muove al sincrono e canticchia canzonette in voga nel Ventennio appartiene sempre alla città in cui la compagnia presenta il proprio lavoro, richiedendo di volta in volta un approccio differente. Opera “in fieri”per ammissione dello stesso Martinelli, si chiude con una triste verità, quando ci si rende conto che l’ambito foglio è “soltanto”il contratto per comprare azioni della Leben. La cosa più triste resta il balletto di mani per accaparrarsi quanti più titoli possibili.
Giusy Ripoli
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