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Osservazioni, schizzi, resoconti, pensieri imperiodici dalla stagione del centro di promozione teatrale La Soffitta e non solo. Servizi, approfondimenti e recensioni a cura del laboratorio di critica teatrale "Lo sguardo che racconta" condotto da Massimo Marino presso la Laurea Specialistica in Discipline Teatrali dell’Università degli studi di Bologna.


Direttore: Massimo Marino

Caporedattore: Serena Terranova

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mercoledì 2 aprile 2008

Benvenuti nel meraviglioso mondo di Brickland

Brickland

CONSTANZA MACRAS
DORKYPARK _ Germania

Un isolamento globale e multietnico: la ricerca del paradiso dietro un muro di mattoni

Brickland, nome di un quartiere residenziale situato nei sobborghi di Buenos Aires, letteralmente “terra di mattoni”, è un luogo dove belle casette tutte uguali, prati curati, fiori ai balconi compongono un piccolo paradiso, ambiente sicuro per famiglie benestanti che si chiudono in un ghetto di cristallo per fuggire a un male che invece cresce dall’interno, nella freddezza dei barbecue in giardino, nell’arroganza delle feste chic, nell’erotismo di una partita di tennis. Un fotogramma di “Desperate Housewives” proiettato indietro al tempo delle rivolte femministe sessantottine in cui si bruciavano i reggiseni.
In scena s’intrecciano vari linguaggi, danza, canto, musica dal vivo e registrata, assordante, dirompente, esplosiva, a tratti disturbante. Cantano in inglese tedesco e brasiliano gli interpreti, i danzatori della compagnia Dorky Park, dimostrando versatilità, creando però un effetto di straniamento sullo spettatore che è costretto a tenere gli occhi sui sottotitoli proiettati in fondo alla scena.
Corpi normali e acrobatici si muovono a ritmi convulsi e cadenzati, assecondando o fuggendo il tempo musicale. Danza seria e riflessiva ma anche comica nelle imitazioni caricaturali del balletto classico; si alternano momenti di coralità, in cui vengo esibiti sorrisi smaglianti e ricchi abiti di scena, e assoli strazianti di corpi nudi.
La paura dell’altro, il vicino di casa o il compagno di vita, “l’immigrato della porta accanto”, aleggia sui personaggi; ogni rapporto sociale, cominciando dal matrimonio, è fatto a pezzi, tema toccato forse una volta di troppo, insieme alla sessualità perversa e repressa, al tradimento, alla pedofilia. Idea socialmente interessante anche se ormai poco originale e decisamente stiracchiata per almeno mezz’ora di troppo. Bravissimi gli interpreti.


Valentina Arena

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